LE PAROLE DELL’INFANZIA DI TUTTI NOI (Caffè Letterario a Zurigo, XXV incontro, Punto de Encuentro, 23 giugno 2023, con Liliana Pinzani Leins).

Liliana Pinzani Leins è nata a Schio, in provincia di Padova, e vive a Rüschlikon, presso Zurigo. Ha insegnato, scrive e dipinge. A 18 anni ha raggiunto la madre a Lugano, stabilendosi per sempre in Svizzera, dove si è sposata nel 1970, lasciando il Ticino per Zurigo. La sua carriera di insegnante è iniziata a livello elementare nel 1964 a Carona, poi è stata docente per la scuola Berlitz dal ’66 al ’70; nel frattempo ha collaborato con la Radio della Svizzera italiana. È attiva presso la scuola Migros e i corsi serali di italiano, disegno e scultura per bambini. È nota come pittrice ed è membro dell’associazione degli artisti a Zurigo. Come scrittrice ha pubblicato Denk-Landschaften, con Romana Leuzinger e Joëlle Huser, edizioni Sabe, 2001; ha concluso la preparazione di La storia di Androclo e del leone, con i disegni di Michel North; ha pubblicato Le mots de mon enfance, edizioni Alphil, 2016, con i disegni di Michel North.
Quest’ultimo libro è stato scritto originariamente in italiano ed è stato pubblicato nel 2017 presso le edizioni Ulivo con il titolo Le parole della mia infanzia. È un breve romanzo autobiografico (scritto di getto negli anni Settanta) e ci racconta le vicende di Liliana – Lilli nella narrazione, che è in prima persona – fino a quando diventa maestra. È questa la fonte che ci permette di conoscere il suo privato, a partire dai suoi genitori: il padre ha lasciato presto la famiglia per l’Argentina, da dove non è più tornato: la madre è stata contrabbandiera e ha visto solo saltuariamente i propri figli. Infatti, Liliana è entrata in collegio a soli tre anni, con tanti timori e incertezze che lei stessa ci racconta dal punto di vista di lei bambina. Vi rimarrà fino all’età di 15 anni. La narrazione procede spedita, un po’ a salti, ma si sofferma su momenti precisi – la notte in collegio con la paura di fare pipì a letto, la casa rossa in estate, il trasloco a Via Milano (Via Milano è toccare il fondo prima di risalire), la scuola media dalle canossiane – che permettono dei commenti concisi ma pregnanti (da adulti). Qualche esempio testuale: la sua compagna Sonia era al di là del bene e del male. Non li vedeva; la religione è un immenso problema, a causa di pensieri e azioni impure; finisce presto il suo futuro da lesbica (si è innamorata della Madre superiora, sua insegnante di Italiano e Latino); non si deve dire che si è poveri, ma senza soldi. Non c’è dunque neutralità nel modo di raccontare, tanto è vero che in relazione alle vicende belliche e al fascismo, raccontate retrospettivamente come antefatto rispetto alla sua nascita (1946), fa dire al fratello che noi siamo le vere vittime della guerra. Le vere vittime della guerra sono i sopravvissuti che ne sopportano le conseguenze. Non solo, ma a commento dell’eccidio di Schio perpetrato dai partigiani: Non c’è scampo, penso io che la Storia la capisco in termini semplicissimi: in guerra si perde sempre, perdono tutti. La guerra mai più. Non manca neppure l’ironia: il titolo della parte in cui racconta la condanna della madre è Eccolo il futuro! (ma la madre fuggirà a Lugano). Nelle ultime pagine la vicenda più importante è il matrimonio della sorella, a cui fa seguito la nascita di un figlio. Uscita dall’ennesimo collegio e divenuta maestra, la protagonista è in grado di affrontare la vita da adulta (andrà a insegnare: da questo momento la vita è colpa mia) e sa che con gli scoppi di gioia non bisogna esagerare.

Già, perché il riassunto delle vicende di Liliana-Lilli non deve far credere a una triste successione di disavventure e di disgrazie, è vero il contrario. L’autrice vuole donarci una “ventata di ottimismo”, respingendo da sé e dai lettori l’idea che nella vita l’affetto che riceviamo possa non bastare a sopportare la cattiveria degli uomini. La sua famiglia balorda, nonostante tutto, l’ha preparata alla vita. E tutto ciò, a ben vedere, era stato annunciato dal breve prologo:
Mio padre non era un ubriacone, mia madre non era una puttana, nessuno di noi ha avuto la paralisi infantile, la guerra era finita. A pensarci bene, un’infanzia felice!

Il 25° incontro del Caffè Letterario a Zurigo ha discusso proprio Le parole della mia infanzia, libro che ha incontrato il gradimento di tutti. Era presente la stessa autrice, che ha presentato non solo il suo breve romanzo, ma anche le foto di alcuni suoi dipinti.
Ha risposto alle tante domande dei lettori presenti (quasi tutti avevano letto in anticipo il libro), spiegando il perché di tante sue scelte, tra cui l’esigenza di esprimere semplicemente le emozioni e i pensieri di una protagonista ancora minorenne. E infatti la narrazione è focalizzata su Lilli e tutto viene filtrato dal punto di vista di una bambina; l’italiano, infatti, è molto semplice.
Alle domande sulla sua visione della vita, piuttosto ottimista, almeno nel romanzo, ha aggiunto che il contenuto del libro è solo la metà di un racconto che arriva fino a tempi più recenti. La seconda parte, scritta negli stessi anni della prima, ma non ancora del tutto rivista e completata, non è stata pubblicata. Liliana ha raccontato qualcosa degli anni successivi al suo incarico da maestra, caratterizzati da eventi meno fausti di quelli di Le parole della mia infanzia, dalla morte della sorella al fallimento del suo matrimonio. Ci sono stati momenti in cui ha pensato al suicidio, ma di questo racconterà la seconda parte, che rischia, a parere di alcuni, di incrinare l’ottimismo della prima. Tutti i membri del Caffè presenti, spesso entusiasti della prima, leggerebbero volentieri questa seconda parte, incuriositi e convinti che anche in questo caso la capacità dell’autrice di infondere speranza verrebbe confermata, nonostante le avversità della sua vita recente. Le risposte di Liliana Pinzani Leins hanno rassicurato i presenti: nella vita, a suo parere, è sempre possibile farsi bastare l’affetto del prossimo.
Il Caffè ha concluso la serata invitando l’autrice a far conoscere la continuazione della storia di Le parole della mia infanzia, persuasi che la lettura di questo testo esprima le parole dell’infanzia di tutti noi lettori

2 commenti

  1. […] È uscito mercoledì scorso il resoconto dell’ultimo incontro del caffè letterario tenutosi il 23 giugno scorso. Protagonista della serata è stato Le parole della mia infanzia, romanzo di Liliana Pinzani, padovana, ma ormai da anni residente a Rüschlikon, presso Zurigo. Potete trovare l’articolo qui: LE PAROLE DELL’INFANZIA DI TUTTI NOI (Caffè Letterario a Zurigo, XXV incontro, Punto de Encuentro… […]

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