
Bernardo Zannoni decreta il suo battesimo letterario nel migliore dei modi con il romanzo I miei stupidi intenti, vincitore del Premio Campiello nel 2022. La protagonista, già raffigurata sulla copertina del libro, è Archy, una faina, voce narrante della storia. Infatti, si tratta di una scelta particolare quella di scegliere gli animali come personaggi del suo racconto, che però vivono un processo quasi di umanizzazione, dettato dall’acquisizione della coscienza. La vita animale è il centro intorno al quale ruota tutta la vicenda, raccontato dall’interno, seppur la presa di consapevolezza di se stessi e di alcuni valori li fa avvicinare molto al mondo umano.
Archy per sopravvivere viene venduta dalla madre all’anziana volpe Salomon che vive in una tana, epicentro di furti, caccia, baratto e lavoro, dove la violenza e la prevaricazione esaltano lo stato di natura generalmente affibbiato al mondo animale. È da lei che la faina apprende per la prima volta l’esistenza di Dio ed è da lei che impara a leggere e a scrivere, diventando così il suo apprendista. Da questo momento in poi si avvia un delicato e sconvolgente cammino volto alla consapevolezza. Infatti, Archy prende coscienza della morte, del fluire del tempo, della malvagità, del concetto di responsabilità e della giustizia divina. Da ora in poi, pertanto la faina si incammina verso un percorso di antropomorfizzazione che la cambierà molto interiormente, nonostante la sua vita continui ad essere ritmata dalle sue fasi naturali.
Zannoni in questo romanzo attinge a piene mani dall’immaginario collettivo, riadattando le figure che lo popolano e che diventano portavoce di dubbi e riflessioni: siamo davvero sicuri che l’inconsapevolezza sia una disgrazia e il non sapere una debolezza?
Un’ ulteriore fonte di riflessione riguarda la scrittura. Archy impara a scrivere. Questo vuol dire che si impadronisce di un atto memoriale di straordinaria potenza, dato che la scrittura è un atto di verità che si tramanda nel tempo, come la stessa letteratura insegna.
Sebbene lo stile manchi di quelle sfumature che rendono la pagina più frizzante, I miei stupidi intenti è un esordio molto interessante che si colloca tra la fiaba morale e il romanzo di formazione, ma che, al di là delle definizioni, assume una sua connotazione man mano lo sviluppo narrativo scorre fra perdite, analisi e argomentazioni pregne di significati notevoli.

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