Una settimana di letture #111
Federica Breimaier

Riflettevo ieri, prima di andare all’incontro del Caffè letterario a Zurigo (di cui vi parleremo più nel dettaglio in un prossimo articolo), su come nessuna lettura sia avulsa dalla realtà che circonda il lettore o la lettrice. Per alcune letture non è semplicemente il momento giusto, come vi avevo raccontato in Perché ho abbandonato questi 5 libri, eppure anche quando scegliamo, leggiamo e terminiamo un libro, la sua valutazione risente – e mi direte se ciò vale anche per voi – della lettura precedente, soprattutto se tra le due è intercorso poco tempo e il genere è lo stesso.
Me ne sono resa conto particolarmente negli ultimi giorni. Questa settimana ho terminato Via col vento di Mitchell, l’ultima tappa del nostro GdL «4 righe con la storia», e per ragioni di tempo, dato che ormai mancava poco all’incontro del Caffè, ho incominciato subito Accabadora di Murgia. Ecco, il paragone è stato inevitabile e ingiusto, data la differenza di intenti delle due opere, o anche più banalmente di numero di pagine.
Via col vento è un romanzo che mi è rimasto impresso come pochi altri; i suoi personaggi mi hanno toccato profondamente, e non parlo solo della pur divisiva Rossella, ma un po’ di tutti. Quando ho voltato l’ultima pagina, sono uscita da un mondo il cui ricordo, però, nella mia mente era vivissimo e quindi non poteva che collidere con il prossimo con il quale, troppo presto, mi sarei confrontata.
E in effetti, la mia percezione e valutazione del romanzo di Murgia hanno risentito dell’inopportuno accostamento. Mentre, parlando di narrativa, avevo molto apprezzato la sua raccolta di racconti recensita in Quello che le recensioni non dicono: «Tre ciotole» di Michela Murgia, lo stesso non posso dire di Accabadora. Non che il romanzo non mi sia piaciuto, ma non sono riuscita a empatizzare con i personaggi o con la storia, sebbene il tema mi fosse particolarmente caro. Ecco, ho la precisa sensazione che, letta in un altro momento, avrei saputo capire e apprezzare meglio quest’opera che pur merita un posto di diritto nella narrativa italiana.
Vi è mai capitata una circostanza di questo tipo? Se sì, come è meglio procedere? Per me, ogni volta che finisco la lettura di un grande romanzo come, Alla ricerca del tempo perduto oppure Guerra e Pace, si presenta il momento perfetto per leggere un saggio. Qualcosa che dia tempo ai ricordi della precedente opera di sedimentarsi nella memoria a lungo termine, mentre altre nozioni, non filtrate dalla narrativa, mi informano su tematiche che comunque mi stanno a cuore.
Che ne pensate? Potete dirmi la vostra nei commenti qui sotto!
✍️ I NOSTRI ARTICOLI
Martedì è uscito un articolo in cui Gerardo Passannante delinea un profilo dell’opera di Roberto Pazzi, il grande scrittore ferrarese recentemente scomparso. In Un moderno classico: Roberto Pazzi si ripercorrono i suoi romanzi, discutendo la poetica per cercare di spiegare perché Pazzi sia da porre tra i pochi classici della letteratura italiana contemporanea.
Per la nostra rubrica Gli estratti abbiamo invece pubblicato:
- Citazione del giorno – 15 gennaio 2024 di Euripide
- Citazione del giorno ~ 17 gennaio 2024 di Irene Facheris, tratta da Noi c’eravamo di cui vi avevamo parlato in Luci e ombre dell’attivismo nell’ultimo libro di Irene Facheris
- Citazione del giorno – 18 gennaio 2024 di Samantha Silva tratta da Amore e furia di cui vi avevamo parlato più nel dettaglio qui “Amore e furia” di S. Silva
- Citazione del giorno – 19 gennaio 2024 di Virginia Woolf
- Incipit del giorno – 20 gennaio 2024 di Lev Tolstoj tratta da Felicità domestica di cui vi avevamo parlato più nel dettaglio in “La felicità domestica” di Tolstoj



