In anteprima: «Mappa delle disuguaglianze di genere» di Flavia Barca

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Si è tenuta al Book Pride di Milano, sabato scorso, la presentazione in anteprima di Mappa delle disuguaglianze di genere. Dati e politiche per una trasformazione culturale di Flavia Barca, esperta di media e politiche culturali, già assessora alla cultura di Roma (2013-2014). Dialogando con Marina Callone e Maurizio Mosca, Barca ha riassunto la struttura e le tematiche del saggio, che uscirà nelle librerie il 22 marzo per Editrice Bibliografica, ma già pre-ordinabile su Amazon.

Mappa delle disuguaglianze di genere conta dieci sezioni, ognuna delle quali discute un tema chiave: il mercato del lavoro, gli stereotipi, il potere, le reti, il linguaggio, la violenza, la cura, la formazione, la trasformazione digitale, il monitoraggio dei dati. Per ognuno di essi si offre un quadro complessivo di evidenze, dati, strategie e indicazioni di policy, con un focus sugli squilibri di genere nei settori culturali e creativi. L’idea, più volte sottolineata durante l’incontro, è quella di andare oltre i singoli fatti di cronaca (femminicidi, stupri di gruppo, discriminazioni), capaci sì di smuovere le coscienze ma solo per un tempo assai effimero, per proporre una fotografia dell’effettiva disparità di genere diffusa in italiana.

Al di là delle statistiche sulle questioni ivi discusse, ogni capitolo propone iniziative e politiche da attuare per invertire la tendenza. Una struttura testuale, questa, che riflette la convinzione che i cambiamenti non possono certo avvenire per inerzia; al contrario, occorre un impegno attivo che nasca da un’analisi mirata della situazione di partenza.

Alcune note sono doverose circa il linguaggio inclusivo usato nel libro, all’interno del quale si prova a smontare la tesi per cui non è cambiando la lingua che si può migliorare il ruolo della donna in Italia. Al contrario, il linguaggio è uno degli elementi che identifica l’ambiente in cui viviamo. E siccome i cambiamenti molto spesso non vengono decisi dai soggetti, ma vengono provocati modificando l’ambiente, la lingua usata per descriverlo può avere un’impronta notevole nell’indirizzare la percezione e poi l’organizzazione del mondo.

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Ciò vale senz’altro per un altro strumento fondamentale dell’esperienza umana: la tecnologia (tema caro all’autrice, data la sua formazione). Il penultimo capitolo è dedicato alla trasformazione digitale, ove si sottolinea come la tecnologia alla fine non sia mai neutra. Si tratta chiaramente di uno strumento che di per sé potrebbe essere neutro, eppure l’utilizzo che se ne fa trasforma la sua neutralità in parzialità, prova ne sono già le prime esperienze con l’intelligenza artificiale. Quest’ultima infatti si basa su dei dati che vengono prodotti e inseriti da esseri umani, i quali insieme ad essi (o, meglio, nella selezione di essi), finiscono per immettere anche i propri pregiudizi. Così, gli stereotipi che ci sono nella società reale si ritrovano in quella virtuale.

Altro tema focale toccato nel testo è la questione del mercato del lavoro, analizzata in maniera compatta a partire dai primissimi anni di vita del cittadino e della cittadina. Dati alla mano, esiste una tendenza a spingere gli uomini in una certa direzione (settore tecnico, scienze dure), e le donne in un’altra (insegnamento, cura infermieristica, materie umanistiche). Ma quando inizia questa distinzione? A grandi linee possiamo dire a scuola. In età prescolare, se si chiede ad una bambina o ad un bambino cosa vuole fare da grande, la distribuzione delle risposte tra i due settori è abbastanza equilibrata; la polarizzazione avviene dopo, e può avere ripercussioni sempre più gravi al lungo termine. È infatti ragionevole pensare che i lavori del futuro avranno a che fare sempre più con la scienza, con la tecnologia e con l’innovazione. Se fin da piccoli i maschi vengono incanalati su questa strada e le femmine sull’altra, rischiamo non solo di non risolvere il problema, ma di peggiorarlo, condannando le donne ad un inserimento nel mercato del lavoro sempre più arduo.

Questi sono alcuni dei temi di Mappa delle disuguaglianze di genere, che, come ha spiegato Marina Callone, è un saggio che fa proprio un tipo di approccio “controfattuale”. L’analisi parte, cioè, da una descrizione di come le cose dovrebbero essere secondo quell’articolo 3 della Costituzione, per cui «tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali». Si passa poi al confronto di come le cose sono invece nella realtà, mostrando quei dati che smentiscono l’avverarsi dello scenario auspicato.

Di molto altro ancora si è parlato nel corso della presentazione; eppure, prima di chiudere questo mio breve resoconto di una discussione che ho pur trovato stimolante, ci tengo a menzionare un concetto sottolineato da Barca, sul quale mi trovo particolarmente d’accordo. L’autrice ha infatti raccontato che la scrittura di questo libro ha coinciso con un lavoro di decostruzione e introspezione: parlare di questioni di genere significa anche porsi allo specchio, riflettere sulla propria storia, sui propri genitori, sui figli. Ed è in effetti una delle prime azioni da compiere, quella di provare a decostruire sovrastrutture che, spesso attraverso l’educazione, sono penetrate nella nostra quotidianità.

«Un grosso lavoro individuale, quindi, ma anche un grosso lavoro collettivo. Io ho cercato con forza di dare voce attraverso il libro a una quantità di risorse molto importante: una ricchezza di pensiero, di battaglie, di idee […]. C’è questo tema dell’individuale collettivo che è stato molto dibattuto negli anni del femminismo, tra gli anni 70 e negli anni 80: a un certo punto le donne hanno capito che per mettere in discussione il sistema è prima di tutto necessario mettere in discussione chi si è, guardarsi allo specchio, fare i conti anche con la propria identità, quindi fare un percorso di approfondimento personale».

Sono parole queste che cercano di trovare una soluzione di continuità tra due epoche diverse del movimento femminista, per cui la dimensione collettiva – e intersezionale – è l’unica possibile per costruire futuri diversi. Mappa delle disuguaglianze di genere vi aspetta in libreria dal 22 marzo, oppure su Amazon, già pre-ordinabile.

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