Guerra e identità in Palestina: una riflessione di Susan Sontag

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«Ma le argomentazioni contro la guerra non si fondano su informazioni relative al chi, al quando e al dove; l’arbitrarietà dell’inesorabile massacro è considerata prova sufficiente. Per chi crede fermamente che il diritto stia da una parte e l’oppressione e l’ingiustizia dall’altra, e che la lotta debba continuare, ciò che conta è invece proprio chi viene ucciso e da chi. Per un ebreo israeliano, la fotografia di un bambino dilaniato in seguito a un attentato alla pizzeria Sbarro nel centro di Gerusalemme è innanzitutto la foto di un bambino ebreo ucciso da un kamikaze palestinese. Per un palestinese, la fotografia di un bambino dilaniato dal fuoco di un carro armato a Gaza è innanzitutto la foto di un bambino palestinese ucciso dall’artiglieria israeliana. Per i militanti, l’identità è tutto. E ogni fotografia attende di essere spiegata o falsificata da una didascalia».

Susan Sontag, Davanti al dolore degli altri

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