IL VENTINOVESIMO INCONTRO DEL CAFFÈ LETTERARIO: «ORGOGLIO E PREGIUDIZIO» DI JANE AUSTEN (7 giugno 2024, Punto de encuentro di Zurigo)

5 minuti

Letto e apprezzato in tutto il mondo, «Orgoglio e pregiudizio» («Pride and Prejudice»), uscì anonimo in tre volumi nel 1813. L’autrice, Jane Austen (1775-1817), aveva dato inizialmente all’opera il titolo di «Prime impressioni» e lo aveva proposto inutilmente a vari editori; scelse l’anonimato (con indicazioni come by a Lady) per tutte le sue opere e la sua identità venne rivelata soltanto dopo la sua morte. «Orgoglio e pregiudizio» ebbe subito successo e ne uscì presto la seconda edizione.
I romanzi di Jane Austen ci parlano della provincia inglese, con le sue storie d’amore e la vita quotidiana di quegli anni; le sue eroine, come tutti i personaggi, vengono descritte con ironia e arguzia e non senza un notevole scavo psicologico. Una costante tematica è il legame che intercorre tra l’amore e il sogno di felicità matrimoniale delle sue protagoniste. Lo dimostra il famoso incipit (con una dichiarazione di principio che verrà poi smentita dalla vicenda stessa):

È verità universalmente riconosciuta che uno scapolo in possesso di un solido patrimonio debba essere in cerca di moglie (It is a truth universally acknowledged, that a single man in possession of a good fortune, must be in want of a wife).

La protagonista della vicenda, Elizabeth Bennet, vive un percorso di formazione e maturazione che comporta una progressiva presa di coscienza degli errori e delle false convinzioni che condizionano i rapporti sociali. Ma si tratterà di un processo che coinvolgerà molti altri personaggi.
La storia si apre quando Mr. Bingley, un ricco scapolo, si trasferisce a Netherfield Park, insieme con un suo amico, il riservato e orgoglioso Mr. Darcy. Le sorelle Bennet, tra cui la protagonista Elizabeth (Lizzy), vengono invitate a una festa a Netherfield, dove Bingley dimostra interesse per la sorella Jane. Da quel momento le relazioni interpersonali si intensificano. Acquista rilievo la figura del rude Darcy, affascinato da Elizabeth, mentre la madre delle sorelle Bennet è determinata a trovare mariti per le sue cinque figlie. Nel frattempo, Jane si innamora di Mr. Bingley. Elizabeth viene presentata al cugino Mr. Collins, interessato a lei, ma lei lo respinge. Tra lei e Mr. Darcy aumentano le tensioni, soprattutto per una serie di equivoci e malintesi intercorsi durante la visita di Lizzy a sua zia, a Londra. Quando lui inaspettatamente propone a Elizabeth di sposarlo, lei rifiuta, accusandolo di aver rovinato la felicità di Jane convincendo Bingley ad allontanarsi da lei (ciò si rivelerà falso). I pregiudizi di Elisabeth verso Darcy aumentano, ma lui riesce a soffocare uno scandalo (la sorella Lydia è fuggita con Wickham, un giovane ufficiale dell’esercito che Lizzy credeva amico), soffocando il suo orgoglio e mostrando di essere diverso da ciò che sembra. Si arriva così alla riconciliazione e Lizzy accetta finalmente la sua proposta di matrimonio. Da parte sua, Bingley torna a Netherfield e chiede la mano di Jane, che ovviamente accetta.
L’insegnamento della storia è chiaro: l’orgoglio e il pregiudizio possono essere superati quando si impara a conoscere veramente una persona. Ma il romanzo è ricco di dettagli e sfumature che un sommario non può includere ed esplora vari temi morali e sociali, soprattutto l’orgoglio e la reputazione, nonché ovviamente l’amore.

Il Caffè Letterario a Zurigo, venerdì 7 giugno 2024, ha dedicato il suo ventinovesimo incontro proprio a «Orgoglio e pregiudizio» di Jane Austen, discutendone il valore letterario e la sua attualità.
L’esito della lettura tra i partecipanti non è stato uniforme: alcuni hanno provato un senso di noia, soprattutto leggendo le prime 60-70 pagine, dalla narrazione piuttosto lenta; altri, invece, si sono appassionati alla lettura. Tra i pregi del libro vanno annoverati il rigore stilistico, evidente nelle ambientazioni (la vita della classe media nella campagna inglese di fine Settecento) e nei dialoghi; l’ironia pungente della voce narrante a proposito di certi personaggi (come la signora Bennet o Mr. Collins); la vena ribelle della protagonista, che non si piega di fronte alle convenzioni (per esempio opponendosi a Lady Catherine) e che sa anche riflettere criticamente sulla propria esperienza (Non è proprio l’indifferenza verso il resto del mondo l’essenza del vero amore?). Del resto, la varietà psicologica delle protagoniste dei romanzi di Jane Austen è ben nota (si leggano «Emma» o il postumo «Persuasione»). Comunque, l’approfondimento dei motivi psicologici non arriva a sondare l’inconfessabile, e l’inconscio non emerge mai, come del resto accade nel mondo di Jane Austen con tutto ciò di eccessivamente sgradevole; trovano posto, invece, sentimenti come l’invidia, o comportamenti come lo snobismo. Ma ci sono ulteriori motivi di apprezzamento, dall’attenzione data ai modi di parlare dei personaggi, all’importanza del “sembrare” in una società in cui domina l’apparenza, anche a costo di soffocare la sincerità o i sentimenti più genuini. In fondo le scelte stilistiche dell’autrice tendono verso la verosimiglianza, con una sorta di “romanticismo moderno” che tende a infrangere gli schemi della società di fine Settecento. L’ironia dell’autrice, infatti, “graffia” anche e soprattutto le tradizioni e le regole precostituite. Ma moderno è anche il modo in cui Lizzy sa cambiare nel corso della narrazione, rinunciando all’orgoglioso io dell’inizio e arrivando al suo vero traguardo, un amore senza remore per Darcy.
L’attualità del messaggio, circoscritto com’è alla società inglese di due secoli fa, è stato variamente discusso dai presenti, ma su un punto c’è stato accordo generale: una volta contestualizzata la vicenda, la narrazione di «Orgoglio e pregiudizio» risulta ancora “contemporanea”, come dimostra il suo perdurante successo editoriale.

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2 commenti

  1. Quando ero molto giovane, si sentiva dire in giro che le donne, a causa del minore peso del loro cervello (100 grammi), avevano una minore capacità di pensare e di ideare. Oggi, nessuno oserebbe dirlo, anche se il futuro è sempre incerto e la strada dell’emancipazione… chissà, potrebbe perdersi per la strada.
    La scarsa opinione sulla capacità donne infettava le donne stesse. Quando ero molto giovane chiesi ad una zia (molto intelligente e molto colta, ma nata negli anni “20) che cosa ne pensasse di Jane Austen. Lei mi rispose che era una scrittrice per giovanette: poco più che un romanzo rosa. Io ci rimasi male, perché mi sembrava un giudizio affrettato e sorpassato.
    La mia stima per l’autrice (e anche per i miei giudizi) si confermò quando lessi un articolo dello scrittore Pietro Chiara che incominciava così:
    “A quindici anni, Jane Austen era già una grande scrittrice” quasi un prodigio della natura perché: “aveva quasi tutti i doni che un romanziere acquista a metà o alla fine della sua carriera”.
    E non è una scrittrice per giovanette:
    “Il gioco della Austen è inquietante… è una perfetta nichilista. Non ha rispetto per niente. Di tutto ciò che esiste – la famiglia, la casa, la conversazione, le più innocenti abitudini, quell’ edificio compatto e immortale che noi tutti veneriamo e che chiamiamo realtà – non si salva, ai suoi occhi, la minima apparenza”.
    Tuttavia, io aggiungo, lei crede in qualcosa: la scrittura a cui dedica la sua breve, troppo breve vita.
    E lo fa bene se, come rileva Arbasino, È IL PRIMO ROMANZIERE MODERNO.

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