«Sabato sera» sottolineò Isabel Dalhousie. « Fischiano le orecchie.»
Guy Peploe, seduto di fronte a lei in un angolino sul retro della caffetteria Glass and Thompson, le rivolse uno sguardo confuso. Isabel aveva la tendenza a pronunciare frasi enigmatiche – lui lo sapeva, e non ci faceva più caso – ma questa gli parve più sibillina del solito.
Mescolò il caffè. «Non ti seguo, Isabel. Lasciatelo dire. Orecchie che fischiano? »
Isabel sorrise. Non intendeva fare la misteriosa ed era stato Guy, del resto, a introdurre l’argomento «sabato sera»; lei aveva solo raccolto lo spunto. L’amico aveva parlato di un’inaugurazione a cui aveva partecipato il sabato precedente, una mostra dedicata a un pittore realista scozzese, ignorato in vita e ora acclamato come un genio. C’erano tutti: o meglio, tutti quelli che andavano alle inaugurazioni del sabato sera nelle gallerie, aveva rimarcato Guy ridacchiando. I restanti quattrocentottantamila abitanti di Edimburgo e dintorni con ogni probabilità stavano facendo altro.
Alexander McCall Smith, Le affascinanti manie degli altri
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