Riscoprire «Anna Karenina»

3–5 minuti

Non è un anniversario. Non è una scadenza, non è una celebrazione. E non c’è nessuna occasione perché ne parli. Ma ho terminato nei giorni scorsi per la terza volta Anna Karenina, e… sono già tentato di rileggerlo. Ci rinuncerò, per ora, guardando la pila di libri che mi attendono, per non dire degli ultimi ritocchi all’XI volume del Declino. Ammetto però che, dopo aver riposto un’opera così ampia e profonda, grande è la tentazione di riprendere in mano anche Guerra e pace. Il fatto è che quando si leggono opere di questo tipo ci si accorge del tempo perso con i romanzucoli sfogliati giusto per tenersi un po’ al corrente. Ma si sa: non è la quantità di pagine ingerite o la “bruciante” attualità della vicenda a contare, ed è una sciocchezza quella di leggere purché si legga (eh già, provate con l’elenco telefonico), se tutto scorre come l’acqua attraverso un tubo…

Contesto storico e sociale – Non è certo mia intenzione recensire in poche righe un romanzo così articolato. Mi limiterò a ricostruirne il contesto in cui inserire la vicenda e i personaggi. Dopo il successo di Guerra e pace, sentendosi sempre più isolato in un mondo che si muoveva in direzione diversa da quella patriarcale e tradizionalista a cui era affezionato, dopo un fallito tentativo romanzesco sul periodo di Pietro il Grande, Tolstoj mise mano ad Anna Karenina, pubblicato nel 1877. In anni in cui si accendeva il dibattito sulla questione femminile, attuale gli era parso puntare la lente sul carattere artificioso e convenzionale della famiglia, al cui interno, sotto la cortina di perbenismo, si agitava tutto un groviglio di incomprensioni, frustrazioni e rinuncia.

 Il dramma di Anna – Che è quanto poi accade alla protagonista Anna, che, sposata senza amore a un uomo onesto ma perbenista, trascinata da una passione fatale, sfida un mondo di apparenze, ma al cui giudizio non può sottrarsi; e che fedele alla sua rettitudine anche nel tradimento risolve infine il drammatico dilemma tra le ruote di un treno. Contro di lei si situa Vronskij, superficiale e affascinante, ma incapace di comprendere il tormento della donna che per lui ha sacrificato tutto, e tuttavia destinato a conquistare la dignità nella sconfitta, pagando l’obolo di purificazione alla sofferenza universale.

Temi sociali e politici – Pur movendo dalla storia amorosa di questa Bovary russa, durante la composizione, tenendo presenti i classici della generazione precedente, da Lermontov a Puškin, a Gogol,  Tolstoj non solo allargò lo sguardo a tutta una serie di questioni sociali, politiche e culturali del tempo, come i rapporti di proprietà o la guerra balcanica; ma sotto l’influenza di Schopenhauer o di Tjutčev, fu portato ad accentuare l’illusorietà di una società cristallizzata in un complesso di norme, codici e relazioni, alla cui inautenticità altra soluzione non vedeva che il ritorno alla natura.

I parallelismi con Guerra e Pace – Per questo, accanto ai quadri ipocriti dei salotti moscoviti o pietroburghesi il baricentro della narrazione si spostò sempre più verso la campagna, e in particolare su Levin, che nell’ultima parte del romanzo diventa protagonista. Se col personaggio di Anna aveva voluto gettare una sfida alla morale in nome di un amore assoluto, a Levin, suo esplicito alter ego anche nel nome (Tolstoj si chiamava Lev), dalla vita interiore ricca, scontroso, tormentato da un bisogno di affetti, lo scrittore volle affidare le considerazioni, le tensioni e la solitudine di quel periodo di creazione, e con consapevole indulgenza alla simmetria stabilì qualche parallelismo tra i nuovi personaggi e quelli di Guerra e pace. Così Vronskij è un Andrej più frivolo; Kitty muove dalla stessa turbolenza adolescenziale di Natasha; Levin è un Pierre più schematico, che trova la serenità nell’amore coniugale, a contatto con la natura e la trascendenza… Eccetto Anna, però: l’unica a mancare di corrispettivo, e che dunque giustamente, per il fascino spudorato e inedito, fin dal titolo reclama a sé l’immortalità.

La Russia del XIX secolo – Intorno a questi protagonisti si muove poi tutta una folla sociale, dagli aristocratici pietroburghesi al gran mondo moscovita, senza trascurare l’immensa campagna russa, che nel fermento dell’abolizione della servitù vede masse rurali riversarsi verso i centri di incipiente industrializzazione, al prezzo della perdita di sicurezza. Uomini e donne che falciavano e si ubriacavano, ma nella cui miserabile vita non mancava il piacere del convivere, smarrito nella spersonalizzazione dell’industria. E per questa capacità di farcene percepire il dramma, Tolstoj resta il cantore di ogni età di trapasso, quando si era inconsapevolmente felici, prima che la conoscenza e la crescita beffassero le domande sul senso della vita. Le stesse che accompagnavano ancora il mugik ottantenne nella sua fuga verso l’ignoto, bloccata nell’insignificante stazioncina di Astàpovo, dove solo, forse, trovò infine le risposte…

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6 commenti

  1. Sono lieto di questa rivisitazione di «Anna Karenina», uno dei miei romanzi preferiti. Tanto più che sono fermo a una sola lettura integrale del romanzo. E i classici, quelli più grandi, con la loro stratificazione di significati, ci “impongono” una loro rilettura.
    Forse lo spunto che mi ha più incuriosito dell’articolo (non una recensione, come specifica lo stesso autore) è quello sui temi sociali e politici della Russia del XIX secolo, che va al di là, a quanto capisco, della critica pura e semplice della società aristocratica. Insomma, un pungolo per rileggere.
     «Anna Karenina» è un’opera più narrativa rispetto a «Guerra e pace», caratterizzato dalle sue lunghe digressioni storiografiche e filosofiche, e affida quindi i suoi significati ancor più alle relazioni tra i personaggi. Ciò che rammento della mia lettura dell’opera è una sorta di “oscillazione” dell’autore: si riconosce in qualche modo nel dramma di Anna (anche Tolstoj pensò al suicidio), ma nelle ultime revisioni del romanzo si accosta sempre più al possidente terriero Levin, felicemente sposato con Kitty e vicino alla natura e alla vita dei campi, oltre che alla fede appena conquistata.
    Negli anni Settanta Tolstoj viveva un profondo momento di crisi spirituale, anteriore  alla sua conversione al Vangelo, un momento però fecondo, probabilmente all’origine dei suoi due più grandi romanzi. È solo un’ipotesi, naturalmente, che verificherò nelle mie prossime riletture del capolavoro, e di cui ho parlato all’inizio della seconda parte di «In cammino alla ricerca di Lev N. Tolstoj», qui su Giornate di lettura.
    Grazie dell’attenzione.
    Vittorio Panicara

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    • Mi scuso per il ritardo a rispondere. Ero in Italia e ho visto il commento solo ora. Sono naturalmente convinto anch’io che le opere complesse meritino e richiadano una rilettura, e ogni volta si scoprono aspetti nuovi. Ritengo che, oltre la figura straordinaria di Anna, il vero protagonista del romanzo sia Levin, in cui meglio si riflette l’evoluzione spirituale dell’autore.

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      • Penso anch’io che Levin sia, a parte Anna, il protagonista del romanzo, l’uomo nuovo portatore di valori. Preannuncia quel tipo di religiosità popolare che più tardi Tolstoj proporrà come modello e come soluzione (forse) dei problemi della fede.

        Grazie della risposta.

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