Carta da parati gialla: un incipit da brivido

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Avviene assai di rado che persone del tutto comuni come me e John si assicurino una dimora ancestrale per l’estate.
Una villa coloniale, una tenuta ereditaria, oserei dire una casa infestata, e raggiungano l’apice della felicità romantica… ma sarebbe chiedere troppo al destino!
Eppure dichiaro con fierezza che qui qualcosa di strano c’è.
Altrimenti, perché l’avrebbero affittata a un prezzo così vantaggioso? E perché sarebbe rimasta sfitta così a lungo?
Ovvio, John si fa beffe di me, ma ce lo si aspetta da un matrimonio.
È pragmatico all’ennesima potenza. Non tollera la fede, nutre un profondo orrore per le superstizioni e deride senza mezzi termini ogni discorso che riguardi cose che non si possano toccare, vedere o ridurre in cifre.
John è un medico, e forse (certo, non lo direi ad anima viva, ma questa è carta morta e un gran sollievo per la mia psiche) forse questo è uno dei motivi per cui non miglioro più in fretta.

Charlotte Perkins Gilman, La carta da parati gialla, contenuta in Il Glicine Rampicante

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