L’ignoto autore di Dracula: Bram Stoker

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Ci sono scrittori che, pur avendo all’attivo molti libri, sono noti per un’unica opera che oscura tutto il resto, e talvolta addirittura solo per un… titolo. È questo il caso di Bram Stoker, di cui spesso nelle storie letterarie non si trova traccia, che i dizionari enciclopedici ignorano: ma il cui personaggio più famoso, Dracula, da oltre un secolo scuote i nervi dell’immaginario collettivo.  

Una vita tutto sommato ordinaria, quella di Abraham (che poi abbrevierà in Bram) Stoker, con qualche accensione professionale. Era nato a Dublino il 24 novembre 1847, terzo di sette figli, da un impiegato del servizio civile e una madre socialmente impegnata nella questione femminile. A causa di una malattia mal diagnosticata, ebbe un’infanzia segnata da problemi di deambulazione; ma costretto a letto per lunghi periodi fino ai 7 anni, visse a lungo con gli spettri di un sonno senza fine e della resurrezione dei morti, che saranno temi centrali del suo famoso romanzo.

Inaspettatamente guarito, dopo un periodo di formazione privata, nel 1863 si iscrisse alla facoltà di scienza del Trinity College di Dublino, dove, oltre a conoscere la grande lirica inglese di Keats, Shelley e Byron, mostrò sorprendenti abilità sportive, vincendo premi nel sollevamento dei pesi e nella corsa. 

Conseguita la laurea in scienze nel 1868, entrò nel servizio civile, pubblicando un volume di diritto, The Duties of Clerks of Petty Sessions in Ireland, senza mancare di iscriversi a un corso di matematica pura. Nel 1872 pubblicò invece il primo racconto, The Crystal Cup (La coppa di cristallo) e iniziò a collaborare come critico teatrale per il Dublin Mail letterario, di ispirazione conservatrice.

La sua prima storia di horror, The Chain of Destiny (La catena del destino), apparve nel 1875. Ma nello stesso periodo, sopraffatto da una crisi isterica per l’interpretazione di Henry Irving nel ruolo di Amleto, scrisse una recensione che gli attirò la simpatia dell’attore, col quale Stoker stabilì uno stretto rapporto di collaborazione. E intanto, battendo la concorrenza (pare) di Oscar Wilde, sposò Florence Anne Balcombe, da cui ebbe il figlio Noel, e con cui si trasferì a Londra, dove divenne manager teatrale del Royal Lyceum Theatre. 

Se pure in Irlanda non tornò più, la cultura d’origine doveva lasciare una forte traccia nel romanzo The Snake’s Pass (Il passo del sepente) e poi nello stesso Dracula, che tradisce legami evidenti con le opere dei maestri del gotico come Charles Maturin e Richard Sheridan. Nel 1881 pubblicò Under the Sunset, una raccolta di racconti fantastici per bambini, e nello stesso anno ricevette una medaglia dalla Royal Humane Society per aver tentato di salvare un suicida dall’annegamento. 

Nel 1883 Stoker visitò gli Stati Uniti, curando la prima tournée americana di Irving, e altri viaggi seguiranno ancora, dandogli modo di conoscere Walt Whitman. E soprattutto, nel 1897 Dracula uscì presso l’editore Constable, prima che un colpo apoplettico gli causasse danni alla vista, e la gotta lo costringesse a lunghi periodi di immobilità. Ciò non gli impedì di fare un’ultima tournée per la prima edizione americana del Dracula, di completare il romanzo The Man (L’uomo), e alla morte di Irving (1905) di pubblicarne la biografia. Nel 1909 apparve ancora The Lady of the Shroud (La dama del sudario), e infine nel 1911 uscì l’ultimo romanzo, The Lair of the White Worm (La tana del verme bianco). Un anno dopo, il 20 aprile del 1912, Stoker morì per un blocco renale, e fu cremato a Londra.

Formatosi come avvocato, e avendo intrapreso una carriera nell’amministrazione teatrale, Stoker non si considerò mai abbastanza come scrittore, visto che compose la maggior parte dei suoi libri nei ritagli di tempo, per aumentare il reddito più che la reputazione. Ma tra romanzi di horror e di avventura, racconti brevi, un manuale legale, biografie di famosi imbroglioni e la vita di Henry Irving, scrisse comunque diciassette libri. Non credendoci abbastanza lui, forse anche per questo le sue opere hanno stentato a ricevere la giusta attenzione critica, benché il suo Dracula (1897) sia stato oggetto di tanti adattamenti cinematografici, da diventare sinonimo di vampirismo anche per chi ignora il nome stesso dell’autore. 

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