Che nel mio romanzo Appunti di un colloquio interrotto il discorso amoroso sia centrale, tra molte altre tematiche, è fuor di dubbio. In esso ho cercato in effetti di esplorare l’amore nelle sue pulsioni contraddittorie di croce e delizia, tentazione e paura, progetto e rinuncia, risentimento e pentimento, esaltazione e sconforto, nel dissidio tra ragione e sentimento, cui si intreccia talvolta una complementare endiadi di morte.

In questa analisi sono comunque in buona compagnia, essendo l’amore “irrealizzato” una delle spinte più potenti della letteratura mondiale. Basti confrontare l’infinità di romanzi, canzoni e film dedicati a una passione nascente o troncata, con i rari sviluppi della coppia dopo il fatidico “vissero felici e contenti”. Stima, fiducia, fedeltà, collaborazione e sostegno, pilastri di un’unione duratura, hanno sollecitato poeti e artisti molto meno dell’innamoramento o dell’epilogo struggente, a conferma che la letteratura predilige l’ebbrezza e lo sconforto sulla stabilità di un quieto ménage; e più volentieri elegge storie segnate da irregolarità, proibizione o contrasto, forse perché l’ostacolo accende il desiderio e invita a gustare l’attimo destinato a svanire. E che l’impedimento sia esterno (il destino, la morte, la malattia, le convenzioni, la famiglia, la differenza di classe o d’età, la politica) o interno (le paure, le incomprensioni, l’inadeguatezza, un passato devastante), il sentimento contrastato, con l’amara intensità del proibito, ha da sempre alimentato la tensione narrativa.
Un elenco anche sommario di queste vicende letterarie richiederebbe un intero volume. Mi limiterò pertanto a rispolverarne solo alcune tra le celebri e meno note, percorse da quella “pietosa insania” che colpisce a tutte le età, in una carrellata di congiungimenti illeciti, impossibili o fatali, sopravvissuti nella cultura popolare come coscienza collettiva. Storie che ci hanno nutrito senza che ce ne accorgessimo, tramandate come patrimonio condiviso, con la speranza che questo rapido viaggio tra i classici possa indurre qualcuno a (ri)scoprirli.

È dunque una nuova rubrica che intendo aprire su Giornate di lettura, dove ho già svolto una serie di interventi correlati, per distribuire qualche pillola della cultura di cui mi nutro. L’ho fatto con le Briciole di filosofia e in maniera diversa con le Pagelle letterarie: progetti che porto avanti in maniera irregolare, ma non ho mai abbandonato. In questo nuovo ciclo dal titolo Maldamore, per il quale prevedo una cinquantina di numeri, intendo dedicarmi invece a personaggi e situazioni in cui ritrovo qualche affinità col mio romanzo. E prendendola decisamente alla lontana, esordirò col primo numero giustamente ab origine.


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