Incipit del giorno – 13 novembre 2023.

Sottomarini usati – compro e vendo. L’inserzione sul «Piccolo banditore» era del 26 ottobre 1963; evidentemente lui – travolto dai debiti, menato per il naso da promesse milionarie di varie amministrazioni pubbliche e perfino di ministeri, strangolato dagli usurai, perseguitato dai proprietari dei terreni e degli hangar dove aveva sistemato i suoi aeroplani e i suoi ponti militari bombardati, si era visto costretto a cercare di vendere qualche cimelio di particolare stazza, ma, nel momento stesso in cui si accingeva a vendere, era stato subito ripreso dalle sue Furie e aveva cercato anche di comperare – non si sa con quali soldi, ma comunque di comperare – sommergibili, Panzer o apparecchi per il dragaggio mine.
Poteva essere l’inizio; l’anticamera del Museo, appena entrati. Sulla parete di fronte all’ingresso un grande schermo nero, increspato da un tremolio indistinto, un rumore d’acqua in sottofondo; la sua faccia appare in quel buio, una fotografia dell’inizio degli anni Settanta. Testa che emerge dalle acque nere, occhi febbrili, furbeschi; righe di sudore, gocce d’acqua scorrono lungo gli zigomi pannonici. In mezzo alla sala, il sottomarino, un U-Boot della Marina imperialregia della prima guerra mondiale, acquistato o procurato chissà come. Sottomarini usati – compro e vendo. Voce pomposa, insinuante. Ricostruita, con un’abile elaborazione di varie registrazioni radiofoniche a Radio Trieste. Un innocuo avviso economico che diventa, grazie alla voce – riassemblata ossia vera, assoluta, non quella casuale e mutevole del momento in cui si parla – un adescamento, la profferta di un ruffiano nell’ombra. Entrare nel Museo come si entra in un night, promesse al neon; può essere una buona idea, pensava Luisa. Anche se mancava il clou, l’attrattiva più ricercata e chiacchierata, quei famosi taccuini. Un mistero iniziatico, privo del dulcis in fundo, la spiga di grano che consacra l’adepto.

Claudio Magris, Non luogo a procedere, Garzanti, Milano 2015.

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