Incipit del giorno – 22 novembre 2023.

Senza evocare la vexata quaestio relativa alla cosiddetta tenzone con Forese, l’idea di un libro intitolato Le parolacce di Dante Alighieri mi fu raccomandata da un compianto amico mio e non de la ventura, che – pensando al VII centenario della morte del Poeta – mi suggerì di scrivere un opuscolo divulgativo su questo aspetto del capolavoro: la presenza, più o meno esplicita, soprattutto nell’ Inferno, di parole ignobili, oscene, sconce o, altrimenti detto, di un linguaggio opposto al dolce stile del volgare illustre, alla parola ornata di Virgilio o all’angelica, soave e piana, voce di Beatrice. Si pensi, quanto al lessico di registro basso e comico, anti-sublime e anti-tragico, a sostantivi e aggettivi, attestati nel canto XVIII dell’Inferno, come «sterco» (v. 113), «merda» (v. 116), «merdose» (v. 131) e «puttana» (v. 133). O a un verbo, nel XIX canto dell’Inferno, come «puttaneggiar» (v. 108).Federico Sanguineti, Le parolacce di Dante Alighieri, Tempesta, Trevignano Romano, 2021.

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