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Non sono i legami di sangue a fare una famiglia e non basta mettere al mondo un figlio, per esserne madre. Si possono riassumere così le due direttrici tematiche di Dare la vita di Michela Murgia, un’antologia di contributi scritti tra il 2016 e il 2023. Dopo la raccolta di racconti Tre ciotole (recensito in Quello che le recensioni non dicono: «Tre ciotole» di Michela Murgia), ultimo atto narrativo di Murgia, Dare la vita, della cui edizione si è occupato il figlio Alessandro Giammei, rappresenta l’atto finale di un attivismo libero e lucido, pronto a discutere le basi del nostro vivere sociale.
E quale fondamento è più assoluto, pervasivo e dominante della famiglia tradizionale, definita dai legami di sangue? Questo modello antropologico, fulcro tematico della prima parte dell’opera, viene ridefinito e trasformato da principio biologico, soggetto alle leggi della genetica, a costrutto logico: la famiglia queer. Se la famiglia tradizionale, nucleo fondativo del patriarcato, è «un sistema di poteri patogeno dove le persone sono ruoli inamovibili, le relazioni dispositivi di controllo, i corpi demanio pubblico e i legami familiari meccanismi di responsabilizzazione», la famiglia queer nasce all’insegna di una progettualità condivisa tra figliə e genitori che si sono scelti. Si tratta del punto d’arrivo di una tematica, quella della filiazione d’anima, che unisce molta della produzione di Murgia, sì saggistica, ma anche narrativa, basti pensare a Chirù o Accabadora.
A far da sfondo alle riflessioni contenute in Dare la vita è sempre lo stesso conflitto: quello attualissimo tra biologia e scelta, tra genetica e conoscenza di sé. Murgia lo risolve a favore di un’autodeterminazione ampliata fino a includere e ricostruire la figura più cara alla nostra cultura nazionale: la mamma. La seconda parte del libro, infatti, affronta, e sono gli ultimi contributi composti, la delicata questione della GPA (=gestazione per altrə). Eppure, partendo da una visione che disgiunge il ruolo di genitore dall’effettiva gestazione dəl figliə, non sorprende che ad essere discussa non sia la questione morale in sé. Piuttosto, si insiste sull’urgenza di regolare legislativamente la pratica della GPA, così da salvaguardare la salute della gestante. Ma è la questione della disparità economica al centro delle riflessioni; non solo tra gestante e famiglia destinataria, ma anche tra le diverse famiglie impossibilitate a procreare. Per quanto regolata, la pratica della GPA rimarrà un’opportunità solo per chi se la può permettere, ed è un punto su cui è necessario interrogarsi, ma ciò vale del resto anche per l’adozione o la procreazione assistita.
Come suggerisce il titolo, Dare la vita vuole proporre un nuovo modello di genitorialità, il punto di arrivo di un viaggio che ha da sempre avuto al centro l’autodeterminazione. È da essa che scaturisce non solo la definizione della nostra individualità, ma anche della famiglia queer:
«non tutto è queer. Non importa che certe situazioni siano talmente incasinate da non poterle più chiamare semplicemente “incasinate” neppure in modo tradizionale: se non nascono da una esplicita progettualità antinormativa, se non si fondano su una visione non binaria di quel che ci dice il cuore e delle relazioni che ne conseguono, per me non rispondono quando qualcuno prova a chiamarle queer».
Murgia affronta tematiche complesse con lucidità, senza lasciarsi ingabbiare dalle ideologie, rivendicando per sé un posto nella comunità LGBTQIA+, e criticando quella fetta di femminismo che rigetta la pratica della GPA:
«Reintroducendo nel dibattito la mistica deterministica del "sangue del sangue" non si mette quindi in discussione solo l’ipotesi della surrogazione gestazionale, ma anche […] l’aborto e la possibilità di rinunciare alla potestà genitoriale, per tacere dell’adozione, legame di pura volontà che in questo modo […] tornerebbe nell'alveo delle maternità di serie B. Sbalordisce dunque che a utilizzare la categoria del legame “naturale” possano essere donne che richiamano al percorso femminista».
Un paio di osservazioni sulla forma sono doverose. Lo stile di Murgia, forse troppo essenziale nella narrativa, assume tra queste pagine un tono sostenuto, che fissa su carta la sua dialettica pungente, l’audacia di discutere questioni scomode, il coraggio di mettere in dubbio secolari certezze, per grattar via il marcio di un sistema che continua a discriminare, imporre, imprigionare. Nemmeno la morte, nemmeno il tempo ormai agli sgoccioli, ha saputo ridurre quella vocazione, perseguita fino all’ultimo, a ribellarsi.
«Nata sotto il segno dei Gemelli, figlia di almeno due madri io stessa, non ho dato alla luce mai nulla e nessuno che non fosse fratto. Se tra le due lingue che parlo meglio una è madre, non è quella in cui vi scrivo, e dunque vi chiedo di portare pazienza. Quando qualcosa non vi torna datemi torto, dibattetene, coltivate il dubbio per sognare orizzonti anche più ambiziosi di quelli che riesco a immaginare io. La mia anima non ha mai desiderato generare né gente né libri mansueti, compiacenti, accondiscendenti. Fate casino».
Non mancano anche passaggi più lirici, emotivi, a ritrarre i momenti di difficoltà che la famiglia per sua natura ha dovuto affrontare, o ad accennare all’imminente morte; il tutto senza scadere nel patetico.
Considero questa la lettura di Murgia che più mi ha coinvolto, proprio per la tenacia con cui i contributi sono stati meditati e scritti. E concluderei dicendo che Dare la vita è un libro per tuttə: per chi su questi temi ha già riflettuto e cerca una prospettiva diversa, per chi ci si approccia per la prima volta, ma soprattutto per chi è dispostə e curiosə di mettere in discussione principi apparentemente immutabili quali la maternità e consanguineità.



[…] Martedì è uscita una mia recensione dedicata ad un libro che secondo me ho capito (e forse nemmeno del tutto) proprio mentre ne scrivevo, più che solo leggendolo. Strano, ma vero. Forse è per questo che, tralasciando il tempo che di solito lascio trascorrere tra la fine della lettura e la sua analisi in un articolo, ho deciso di mettermi ben presto alla tastiera. Di quale libro sto parlando? Di Dare la vita, raccolta postuma di contributi saggistici di Michela Murgia. I temi sono tanti, inutile elencarli, se volete saperne qualcosa di più, potete leggere il mio articolo: Ripensare la famiglia: Recensione di “Dare la vita” di Michela Murgia […]
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