Scrittura e auto-riconoscimento: “Memoria di ragazza” di Annie Ernaux

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Vi è mai capitato di soffermarvi su un particolare periodo della vostra vita e di non riuscire a riconoscervi? Di non riuscire a riconoscervi nell’immagine di voi stessi emersa da quei ricordi?

Il senso di alienazione tra l’io presente e il sé passato è il fulcro di Memoria di ragazza, il romanzo autobiografico (tradotto in italiano da L’orma editore) di Annie Ernaux, insignita del Premio Nobel per la letteratura nel 2022. Vorrei ripercorrere brevemente con voi i fatti narrati, per soffermarmi poi sui temi e lo stile di un libro che non vi pentirete di aver letto. Quest’opera vi rimarrà dentro, e continuerete a ripensarci anche dopo l’ultima pagina, in cui Ernaux chiude la narrazione ribadendo lo scopo di quanto scritto, ovvero «esplorare il baratro tra la sconcertante realtà di ciò che accade nel momento in cui accade e la strana irrealtà che, anni dopo, ammanta ciò che è accaduto».

La giovinezza di Annie a S.

Nel 2014, la narratrice, ormai cinquantenne, decide di mettere nero su bianco gli eventi del 1958, un anno cruciale della sua giovinezza. Giunta alla colonia estiva di S. in Normandia come assistente educatrice, Annie si trova per la prima volta lontana dalle attenzioni e dalla rigida educazione dei genitori, e viene a contatto col mondo maschile. Della sua innocenza e ingenuità si accorge subito H., insegnante di educazione fisica con cui avrà un rapporto sessuale a poche notti dall’arrivo: un’esperienza vissuta con distacco, senza capirne il significato, ma ripetuta con capricciosa spudoratezza con altri membri della brigata. Ma perché Annie decide di concedere il proprio corpo senza ricavarne alcuna gratificazione sessuale? Potremmo dire per ingenuità, ma è la stessa Ernaux a smentirci, riflettendo sulla propria scrittura: 

«Con che tono – tragico, lirico, romantico, magari persino umoristico, non sarebbe poi così difficile – riferire ciò che ha vissuto a S. con una tranquillità e una hybris che gli altri, nessuno escluso, hanno interpretato come la stupidità pura di una che la dava facile?».

La spinge una smodata voglia di ribellione ai principi del pudore e dell’educazione formale, ma anche il fascino del potere che la seduzione e la nudità possono conferirle, in quei pochi minuti di scambio carnale. Sebbene quanto accaduto con H. abbia gli evidenti contorni dell’atto privo di consenso, Annie se ne riappropria, intestandosi una libertà sessuale priva di piacere erotico, dietro cui si nasconde il dolore per l’ingenuo e non corrisposto innamoramento sviluppato per H. La colonia è un microcosmo cattivo e bigotto, e la protagonista si trova quasi subito ad essere bersaglio di scherzi, sguardi, attacchi meschini, che la porteranno a sviluppare un’acuta forma di bulimia. Quell’altalena di banchetti irrefrenabili fatti di dolciumi e digiuni forzati se la porterà dietro anche negli anni successivi, raccontati nella seconda parte del romanzo, in cui leggiamo del tentativo fallito di diventare insegnante, di un senso di solitudine che lascia senza fiato, dei furti nei negozi che la porteranno ad un passo dalla prigione, ma anche della riscoperta di sé, preludio a un’autodeterminazione consapevole, adulta, da scrittrice.

Annie Ernaux,
Premio Nobel
per la letteratura 2022.

«Impossibile interrompere qui. Non posso fermarmi finché non avrò raggiunto un certo punto del passato che, in questo momento, è il futuro della mia narrazione. Finché non sarò arrivata alla fine dei due anni successivi alla colonia. Qui, davanti al mio foglio, quegli anni non appartengono al mio passato, ma, profondamente, se non realmente, al mio futuro». 

Memoria di ragazza è innanzitutto un romanzo di formazione, ma non si limita solo a esplorare la crescita personale della protagonista. Funge piuttosto da sfondo per riflettere sulla società francese precedente il ’68, e l’esordio dei movimenti femministi (non sono certo casuali i rimandi all’opera di De Beauvoir), e sulla natura del desiderio sessuale in un mondo conservatore. Il contesto sociale della Normandia degli anni ’50 e ’60 svolge un ruolo significativo nel romanzo, con Ernaux che ripercorre le sue esperienze come ragazza di classe lavoratrice in un ambiente rurale.



La ragione per cui Memoria di ragazza merita di essere letto risiede in due aspetti intimamente connessi: la riflessione sulla memoria e sulla scrittura. A spingere la narratrice a ripercorrere quella manciata di anni è la conoscenza di una parte di sé che non accetta, che fa fatica a sovrapporre alla propria identità presente. Il suo, come dice espressamente tra le righe del romanzo, è il lavoro dello storico che indaga, per capire, più che per ricordare, consapevole che la memoria non può aggiungere altro, e quindi anche il preciso ordine cronologico dei singoli eventi le interessa fino ad un certo punto. Lo scopo è piuttosto quello di far riemergere una sé che sa essere parte del proprio passato, ma che stenta a riconoscere, e di questa distanza è testimone la scelta di narrare le vicende in terza persona. E in effetti ci sono interi passaggi in cui chi legge segue le vicende di Annie quasi dimentico che altri non è che la stessa narratrice da giovane. La voce che guida il racconto, però, riemerge di frequente, con osservazioni che commentano non solo l’accaduto, ma anche la scelta di narrarlo, e si domanda come farlo: «dovrei continuamente passare da un punto di vista all’altro, da quello del 1958 a quello del 2014? Sogno una frase capace di contenerli entrambi, senza frizioni, grazie al semplice meccanismo di una nuova sintassi». 

Ernaux ci mostra così come la scrittura possa essere una forma di analisi che riconcili passato e presente (molteplici sono i rimandi a Proust): 

«Mi domando cosa possa significare che una donna si metta a ripercorrere scene risalenti a più di cinquant’anni prima alle quali la sua memoria non può aggiungere nulla di nuovo. Quale convinzione la sostiene, se non quella che la memoria sia una forma di conoscenza? E quale desiderio c’è, oltre a quello di capire, mesto accanirsi a cercare, tra le migliaia di nomi, verbi e aggettivi, quelli che diano la certezza – l’illusione – di aver raggiunto il più alto grado possibile di realtà? Se non la speranza che tra questa ragazza, Annie D., e qualunque altra ci sia almeno una goccia di somiglianza?»

Quello che distingue Memoria di ragazza è l’abilità di Ernaux nel trasformare i ricordi in una riflessione universale sulla sessualità, sulla crescita personale, sulla solitudine e sui pericoli dell’omologazione sociale. Attraverso uno stile essenziale e meticoloso, l’autrice utilizza la scrittura come uno strumento per esplorare i temi del romanzo, creando un’alternanza dinamica tra narrazione e riflessione narrativa. Questa struttura potrebbe sembrare complessa, ma si rivela invece affascinante, poiché ci offre la possibilità di seguire il costante dibattito dell’autrice sulla lingua, sulla forma e sull’opportunità del racconto:

«Un sospetto: quello di aver voluto, oscuramente, dispiegare questo momento della mia vita per testare i limiti della scrittura, spingere all’estremo la colluttazione con il reale (arrivo a pensare che da questo punto di vista i miei libri precedenti siano solo delle approssimazioni)». 

Siamo solo in piccola parte ciò che mostriamo al mondo, e nel corso delle diverse fasi della nostra vita ci trasformiamo in individui dalle molteplici sfaccettature. Tuttavia, c’è un filo rosso che collega tutte queste manifestazioni dell’io. Questo romanzo è un tentativo di ricostruirlo. 

Certo, una focalizzazione così intensa sulla protagonista presenta un punto debole nella descrizione superficiale degli altri personaggi, di cui non emergono le motivazioni e neanche il carattere. Chi era veramente H.? Era solo un borghesuccio che ha approfittato di una ragazza ingenua appena uscita dal “nido”? Quali erano i pensieri dei genitori di Annie e in che modo possiamo ritenerli responsabili di quanto accaduto? Sono interrogativi che rimangono aperti, data la natura spiccatamente autobiografica del romanzo e l’intento di autoanalisi della voce narrante. In effetti, a Ernaux non interessa tanto raccontare una storia nel senso classico, come potrebbe fare un autore ottocentesco; piuttosto, si immerge nell’indagine di sé stessa e da lì sviluppa una riflessione sulla natura umana, oltre a esplorare il suo percorso di scrittrice. È proprio dopo un’ultima visita alla colonia di S., che andrà al monastero di Montserrat dove prometterà di scrivere il suo primo romanzo, rifiutato per altro da due case editrici.

In conclusione, Memoria di ragazza di Annie Ernaux è un viaggio straordinario nella psiche e nell’esperienza di crescita umana. Con una scrittura coinvolgente e una profonda riflessione sulla memoria e sull’identità, il romanzo penetra nel cuore di chi legge, suscitando emozioni e riflessioni durature. Attraverso una narrazione che oscilla tra l’autobiografico e l’universale, Ernaux offre una visione intima della sua giovinezza, affrontando temi complessi come la sessualità, la classe sociale e la ricerca di sé. Questo libro non è solo una testimonianza personale, ma un’opera che parla a chiunque abbia mai cercato di comprendere il proprio passato e il proprio posto nel mondo. Se desiderate una lettura che vi tocchi nel profondo e vi spinga a riflettere sulle vicende umane, Memoria di ragazza è senza dubbio una lettura da non perdere.

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