Socrate: aneddoti e leggende

Briciola di filosofia #27

4–6 minuti

Trovate le puntate precedenti, sulla pagina dedicata a questa rubrica: Briciole di filosofia


Abbiamo visto come i sofisti avessero introdotto nella filosofia una rivoluzione epocale, spostando il discorso dal cielo alla terra, e concentrandolo, più che sulla cosmogonia o l’arché, sul soggetto conoscente. Così che, anche se erano mossi dall’interesse utilitaristico di studiarne debolezze e inclinazioni per conseguire successi e vittorie, l’uomo per la prima volta era venuto al centro della riflessione e non ne sarebbe stato più estromesso.

Come loro, anche Socrate focalizza la sua riflessione sull’uomo. Ma malgrado qualche affinità subito se ne distanzia, soprattutto per le modalità e le ragioni dell’indagine. Che nel suo caso non tende a ottenere consensi per primeggiare (anche se fu un eccellente dialettico) ma punta allo studio disinteressato dell’animo umano. A confermarlo è il tenore di una vita modesta rispetto alle somme astronomiche incassate dai sofisti, ma confortata dalla presenza di avidi ascoltatori, ai quali scroccava volentieri un banchetto. Ma è proprio per l’accento posto sulla conoscenza pura che Socrate entra stabilmente nella leggenda. Cosa peraltro alquanto anomala, se si considera che, pur avendo versato oceani di parole, come Gesù, non ha scritto niente, e pertanto non ce ne resta nemmeno un frammento, Eppure questo non gli ha impedito di essere inserito con Platone e Aristotele nella triade dei più grandi pensatori dell’antichità. Come mai? Vediamo di capirlo, partendo dalle poche notizie biografiche.

Figlio dello scultore Sofronisco e della levatrice Fenarete, Socrate nacque nel 469 a.C. ad Atene, dove ebbe modo di conoscere Anassagora, Protagora e Gorgia, e da dove si allontanò solo per impegni militari. Prese infatti parte alla campagna di Potidea durante la guerra del Peloponneso, e partecipò alla spedizione di Delo. Chiamato in commissione a giudicare gli strateghi della battaglia di Arginuse accusati di non aver soccorso i feriti, fu l’unico a richiederne l’assoluzione. Dopo la caduta del regime oligarchico dei 30 tiranni, sotto il governo democratico subì un processo, intentatogli all’età di 70 anni dal politico Anito, l’oratore Licone e il poeta Meleto, che lo trascinarono in tribunale con l’accusa di empietà e corruzione dei giovani. Condannato inizialmente a una pena più lieve, alla domanda dei giudici circa l’entità dell’ammenda che riteneva di dover ricevere, provocatoriamente Socrate rispose che la pena più giusta per il lavoro svolto sarebbe stata quella di essere mantenuto nel Pritaneo a spese dello stato! Avendo così sdegnato anche coloro che prima avevano votato a suo favore, fu condannato a morte. E benché sollecitato da amici e discepoli a fuggire durante il mese di detenzione, rifiutò fermamente, e nel giorno stabilito bevve la fatale cicuta…

A queste scarne notizie fanno da contorno alcun aneddoti riportati da Diogene Laerzio, che se nulla aggiungono al suo pensiero ci presentano alcuni aspetti della sua vita quotidiana. Apprendiamo così che se anche era un fervente camminatore, una volta restò tutta una notte nella stessa posizione, immobilizzato dal demone (daimon) che portava dentro, e che doveva essere una forma di concentrazione estrema; che era molto resistente al freddo, tanto da restare a piedi nudi nella neve; che si stupiva di vedere gli scultori sforzarsi di levigare statue somiglianti al modello, a cui poi però il modello si disinteressava di restare fedele… che discuteva con veemenza, agitando i pugni e strappandosi i capelli; che avendo un giorno ricevuto un calcio da un avversario, si rammaricò di non poter trascinare in tribunale un… asino.

Ritratto di Socrate. Marmo di epoca romana (I secolo), forse una copia di statua in bronzo andata perduta di Lisippo.

Meno wit e più burrascoso dovette essere invece il suo rapporto con la moglie Santippe, che tutta una tradizione si è divertita a dipingere come una megera. Ma come dar torto a questa donna che lo ingiuriava quando, invece di portare a casa le vincite al gioco (da cui forse era dipendente), preferiva perderle reinvestendole? O quando si lamentava del marito sputapiazze, che invece di sfamare i figli bighellonava tutto il giorno per assolvere il compito rompiscatole di “tafano”, per stimolare i concittadini alla conoscenza e al sapere? Si capisce allora che Santippe dovette spesso perdere la pazienza, per poi magari mutarla in risata per l’arguzia del coniuge: come la volta che, dopo averlo subissato di improperi, gli buttò addosso un secchio d’acqua. Al che, con filosofica leggerezza, il marito divertito disse di aver previsto che dopo i tuoni sarebbe venuta la pioggia… Ma tutto sommato il matrimonio non deve essere stato un disastro, se si scioglie la risposta solo apparentemente sibillina che Socrate diede a chi gli chiedeva consiglio se sposarsi o non sposarsi: vedi tu, gli disse. Tanto, comunque deciderai, te ne pentirai…

Queste piccole scene di vita coniugale o sociale ovviamente non possono dare neppure un’idea dell’importanza del personaggio, e del suo lascito nella filosofia occidentale. Per ricostruirne il pensiero, che è ciò che ci interessa, bisogna allora rifarsi a fonti più consistenti, benché di valore ineguale. Tralasciando Aristofane, che nelle Nuvole ne fa una caricatura di pensatore con la testa all’aria, è Senofonte nei suoi Memorabili a lasciarcene una testimonianza importante, pur senza cogliere la complessità del soggetto. Cosa che invece fa Platone, attribuendo al protagonista della maggior parte dei suoi dialoghi il nome di Socrate, aprendo però così l’insolubile questione di quanto il suo personaggio corrisponda al Socrate storico, e quanto sia un portaparola dello stesso Platone. Dopo un dibattito lungo e complesso, si è giunti all’accordo abbastanza condiviso secondo cui il Socrate dei primi dialoghi sarebbe più vicino alla realtà storica, mentre quello dei dialoghi della maturità o della vecchiaia è quasi sicuramente portatore delle idee di Platone stesso.

Ben consapevoli dell’impossibilità di dire una parola definitiva su questa faccenda, a partire dal prossimo numero vedremo alcuni punti salienti che possono con buona certezza essere ricondotti al pensiero di Socrate.


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