UN INCONTRO DEL CAFFÈ LETTERARIO A ZURIGO: LA «LETTERA AL PADRE» DI FRANZ KAFKA.

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In occasione del suo trentunesimo incontro, il Caffè Letterario a Zurigo si è riunito al Punto de encuentro di Zurigo il 10 gennaio 2025.
Si è parlato della «Lettera al padre» di Franz Kafka, testo molto noto e popolare, come ha dimostrato l’alto numero di partecipanti.


Scritta nel 1919, la lettera fu consegnata da Franz alla madre, ma non pervenne mai al vero e proprio destinatario. Era stata scritta ad uso privato, tanto è vero che fu pubblicata postuma soltanto nel 1952, dando ad alcuni l’impressione che leggerla significasse anche violare la sfera personale dell’autore. Si poteva e si può considerare la lettera, inoltre, come un testo letterario a pieno titolo? Se la si confronta con romanzi come Il processo o con racconti come La metamorfosi, ci si accorge di quanto le opere letterarie, di cui è sempre opportuna un’interpretazione, approfondiscano le idee-guida che si possono rilevare anche nella lettera, dal senso di colpa all’impressione che il mittente ha di non valere nulla agli occhi del padre.
La lettera, in ogni caso, costituisce un prezioso documento per conoscere l’uomo Franz Kafka, non un personaggio fittizio. Fin dall’incipit egli dichiara la paura che gli incute il padre e denuncia in tutto il testo un vuoto affettivo che è alla base della loro mancanza di dialogo. Il padre, con il suo autoritarismo tirannico (un caso tipico di patriarcato, ancora oggi attuale), è per il figlio la misura di tutto, il fondamento di ogni legge. Le sue recriminazioni, le accuse (di essere un privilegiato, per esempio), le minacce, l’ironia, certe imposizioni valide ingiustamente solo nei confronti del figlio, tutto ciò provoca nel giovane Franz una completa mancanza di fiducia in sé stesso, un pervasivo senso di colpa, l’avversione verso tutto ciò che gli ricorda il padre (per esempio il negozio) e infine la sensazione di essere una nullità. Non solo, ma le stesse iniziative del figlio, dai progetti matrimoniali al desiderio di diventare uno scrittore, vengono osteggiati o criticati dal padre. Sarebbero per lui un modo di salvarsi dalla tirannia paterna e di diventare autonomo, libero, ma dei due progetti Franz, come si sa, realizzerà solo quello di scrivere opere letterarie, pervenute a noi, per giunta, solo perché il loro curatore si rifiutò di bruciarle, come aveva chiesto l’autore.
Se si tiene conto che non solo la lettera, ma anche i diari fanno chiarezza su molti aspetti delle opere letterarie di Kafka, mostrando un disperato bisogno d’amore e al tempo stesso la necessità di scrivere, la Lettera al padre, pur essendo un documento privato, non prettamente letterario, acquista un grande valore agli occhi dello studioso e del lettore comune. Scrivere era per Kafka la sublimazione di un doloroso disagio esistenziale, latente, talora palese, nelle sue opere più famose così come nelle sue scritture private, tra cui svetta la Lettera al padre.

Nel prossimo incontro, programmato per il 28 febbraio, verrà discusso un racconto di Fëdor Michajlovič Dostoevskij, Le notti bianche.

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