Una settimana di letture #143

In un articolo uscito su Giornate di lettura l’anno scorso vi raccontavo di alcuni libri di cui non ero riuscita a terminare la lettura. Nella maggior parte dei casi avevo semplicemente scelto il momento sbagliato per dedicarmi a quei romanzi, saggi o racconti. L’abbandono di quei libri non dipendeva, infatti, dalla qualità della scrittura o dal contenuto.
In effetti, il momento in cui si sceglie un libro gioca un ruolo fondamentale nella sua ricezione. Piuttosto che chiedersi cosa ‘si dovrebbe’ leggere, sarebbe spesso più utile porsi la domanda: ‘Quale libro mi va di leggere in questo momento?’ O, meglio ancora: ‘Sebbene l’abbia aspettato a lungo, è davvero questo il momento giusto per prenderlo in mano?’
Non è facile rispondere a queste domande. Come è successo a me, può capitare che un romanzo abbandonato, in un altro momento, diventi uno dei nostri preferiti. Per questo credo sia importante dare una seconda chance. Ci sono, però, anche opere che semplicemente non ci corrispondono, e lì c’è poco da insistere. Eppure, credo che la differenza si percepisca chiaramente tra questi due scenari.
Succede poi altre volte che, inconsapevolmente, scegliamo un libro che ci corrisponde in un modo particolare, proprio perché arrivato nel momento giusto. È ciò che mi sta succedendo con la mia attuale lettura, Sulle donne di Susan Sontag. Si tratta di una raccolta di sei saggi e un’intervista, in cui si discutono vari aspetti della condizione femminile e i suoi risvolti politici: il rapporto con il movimento operaio, con l’epoca fascista, con la rappresentazione del corpo delle donne, e molto altro ancora.
Devo un grosso grazie a Marina di Io amo leggere e tu per avermi fatto conoscere Sontag, della quale avevo letto con molta curiosità Davanti al dolore degli altri, che riflette sul dovere dei giornalisti di fronte ai grandi conflitti e sul mondo in cui, con il tempo, abbiamo imparato a descrivere e riportare la guerra e la morte. Sulle donne tratta di un argomento diverso, ma altrettanto caro all’autrice, eppure conserva lo stesso stile incisivo. Siamo nell’America degli anni ’70, eppure ciò che racconta Sontag è incredibilmente, e direi tristemente, attuale nel spiegare le dinamiche che ancora oggi definiscono la narrazione attorno alla figura femminile.
Quest’anno, a gennaio, ho compiuto 30 anni e non è stato un passaggio automatico. Al contrario, all’avvicinarsi di quella data sono stata colta da un’angoscia che ancora oggi mi porto dietro. Non sono mai riuscita a comprendere del tutto le ragioni di questo malessere (30 anni, dopotutto, non rappresentano certo l’inizio della vecchiaia, anzi, semmai l’inizio dell’età adulta vera e propria, fatta di indipendenza economica, maturità di pensiero, autodeterminazione). E qui, Il doppio standard dell’invecchiamento contenuto nell’antologia, mi ha dato una grossa mano nell’iniziare un ragionamento più ampio. Nel saggio, Sontag parla dell’enorme pressione che viene imposta alle donne fin dalla più tenera età affinché appaiano sempre giovani, briose, ma anche remissive, fanciulle che non devono mai invecchiare. Se lo fanno, devono vergognarsene. Esistono due standard di bellezza che separano donne e uomini: mentre, con il passare del tempo, le donne diventano sessualmente inaccostabili, esteticamente rivoltanti, gli uomini, con l’aumentare degli anni, acquisiscono maturità, saggezza e continuano ad esercitare attrazione. Attorno a questa differenza di trattamento ruota l’argomentazione di questo primo lavoro, che vi consiglio davvero di leggere (trovate il link gratuito sopra), riflettendo anche sulle dinamiche economiche che ciò ha provocato. Mi sono resa conto che questo meccanismo, pur conosciuto, questa perfetta sovrapposizione tra bellezza femminile e fanciullezza, ha agito e sta agendo su di me più di quanto mi aspettassi.
Siamo figli e figlie della cultura in cui cresciamo, e non c’è niente di strano nel riconoscere quanto questa possa aver plasmato il nostro modo di concepire noi stessə . Vi volevo però raccontare questa storia perché mi permette di mettere nero su bianco qualcosa in cui credo profondamente, ovvero che, contrariamente a quanto si possa pensare sul femminismo o su qualsiasi movimento civile, il primo passo da fare è il lavoro su noi stessə. La decostruzione di comportamenti, credenze e paure inculcate da un sistema di disparità è il primo passo naturale nell’impegno per i diritti civili. Solo così, identificando in noi il risultato di quelle politiche, possiamo riflettere su come scardinare l’intero sistema. E questo vale per tutte le identità di genere, non solo per noi donne. Informarsi sulle disuguaglianze significa riconoscerle prima di tutto sulla propria pelle, nei pensieri, nell’uso che facciamo della nostra posizione civile. Il resto viene dopo e si fonda su questa consapevolezza che, in fondo, non è mai del tutto acquisita. Il processo di decostruzione, lo dico perché lo so, non è mai concluso, e ci sorprende talvolta realizzare come molte ansie da prestazione, emozioni che non siamo capaci di esternare o addirittura nominare, siano il risultato di qualcosa nato ben prima di noi.

Entra a far parte della community
Unisciti gratuitamente a centinaia di nostri abbonati e abbonate, e sii il primo a conoscere nuovi contenuti.
✍️ I NOSTRI ARTICOLI
Scuole socratiche: ultima parte
Nella nuova puntata di Briciole di filosofia, rubrica bisettimanale di Gerardo Passannante, si conclude la serie dedicata alle scuole socratiche, concentrandosi sui cirenaici e la loro visione del piacere come fine della vita. Questa è l’ultima puntata prima di iniziare un ciclo su Platone, che approfondirà vita, opere e posizioni filosofiche del grande pensatore greco.
LEGGI L’ARTICOLO 👉 Scuole socratiche: ultima parte
Ritorno al gotico: discussione su Jekyll e Hyde
Con questo mio articolo, vi racconto dell’incontro via Zoom che ha segnato la fine della terza tappa del gruppo di lettura online 🦇 Letture a go-gotico, in cui il romanzo protagonista è stato Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde di Robert Louis Stevenson. La discussione ha esplorato i temi del dualismo, della lotta tra bene e male, e l’inquietante rappresentazione della natura umana.
LEGGI L’ARTICOLO 👉 Ritorno al gotico: discussione su Jekyll e Hyde
IL CAFFÈ LETTERARIO DI ZURIGO NEL GIARDINO DEI FINZI-CONTINI (trentesimo incontro)
In questo articolo, Vittorio Panicara racconta il trentesimo incontro del Caffè Letterario di Zurigo, in cui si è discusso Il giardino dei Finzi-Contini di Giorgio Bassani. L’evento ha visto i partecipanti confrontarsi sui temi di memoria, identità e perdita, esplorando come il romanzo intrecci la vita familiare con le ombre della Storia. La narrazione di Bassani, con il suo potente richiamo all’intimità e alla tragedia, ha stimolato un dibattito ricco di riflessioni sul valore della memoria e sulla vulnerabilità umana.
LEGGI L’ARTICOLO 👉 IL CAFFÈ LETTERARIO DI ZURIGO NEL GIARDINO DEI FINZI-CONTINI (trentesimo incontro)
Per la nostra rubrica Gli estratti abbiamo invece pubblicato:
- Poesia del giorno – 4 novembre 2024 di Gerardo Passannante
- Citazione del giorno – 6 novembre 2024 di Omero
- Addio a Berlino di Christopher Isherwood
- Incipit del giorno – 9 novembre 2024 di Sibilla Aleramo
- Citazione del giorno – 11 novembre 2024 di Giovanni Verga
- Virginia Woolf, gli idoli, e l’antisemitismo di Claire Dederer
- Citazione del giorno – 14 novembre 2024 di Marguerite Yourcenar
- Napoleone, Mussolini e l’inferiorità della donna di Virginia Woolf
- Frase del giorno – 16 novembre 2024 di Jonathan Safran Foer

Grazie dei suggerimenti sempre interessanti 🌹🐈⬛
"Mi piace"Piace a 1 persona
Grazie a te di leggerci!
"Mi piace"Piace a 1 persona