Rifiuto e disperazione: il lamento del mostro di Frankenstein

Questo romanzo è protagonista della prima tappa del nostro gruppo di lettura 🦇 Letture a go-gotico

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Come commuoverti? Le mie suppliche non ti spingeranno a essere pietoso verso la tua creatura, che implora bontà e compassione? Credimi, Frankenstein, ero buono, il mio animo ardeva d’amore per l’umanità; ma non sono forse solo, spaventosamente solo? Tu, mio creatore, hai orrore di me; quale speranza posso riporre nei tuoi simili, che non mi devono nulla? Essi mi disprezzano e mi odiano. Le montagne deserte e i tetri ghiacciai sono il mio rifugio. Ho vagato quassù per molti giorni; le caverne di ghiaccio, che io solo non temo, sono un rifugio per me, l’unico che l’uomo non mi disputi. Amo questi cieli cupi, perché essi sono più gentili verso di me dei tuoi simili. Se sapesse della mia esistenza, l’umanità tutta quanta farebbe come te, si armerebbe per uccidermi. Non dovrei dunque odiare chi mi detesta? Non scenderò a patti con i miei ne-mici. Sono sciagurato, ma essi dovranno dividere la mia miseria.

Mary Shelley, Frankenstein

4 commenti

  1. Molto ben resa la reazione al rifiuto. Rifiuto dovuto all’ orribile apparenza fisica di qualcosa che invece è tenero e pieno di sentimenti. Che pena!!!

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